ブログ

これは、ヴェルディッキョというワインの世界に捧げられ書かれたものです。 ヴェルディッキョの最新ニュースやミュージアムの活動内容をはじめ、ヴェルディッキョという品種を深く掘り下げたあらゆるコンテンツが掲載されています これらは全て、ヴァッレ デッレージノ地方に名を残すヴェルディッキョの研究者、故チェッカレッリ博士の功績であり、彼の偉業なしにはこのブログも世に出ることはなかったのです。 彼の偉大な功績をたたえるため、わたしたちは彼の言葉を後世に語り継いでゆくことにしたのです。 その多くは未発表であった博士の論文、特に、この地のエコシステムを支える伝統、そこに暮らす人々、彼が愛してやまなかったこの地の素晴らしい自然などについて書かれたものを通じて、それら全てがヴェルディッキョというワインを世界で唯一無二の存在たらしめているのだということを伝えるために。

Il Silenzio del Vino

Il Silenzio del Vino

By museosartarelli on 18 6月 2020 in ニュース・展示会

Qualche giorno dopo la pigiatura un tempo si sentivano le botti croccolare. Il mosto si muoveva, fermentava. Si spandeva il profumo tutt’intorno per una settimana-dieci giorni. Il contadino-cantiniere si adoperava controllando prima, travasando poi, assaporando qualche goccio. Poi cominciava il lungo silenzio. Il silenzio della cantina, il silenzio del contadino, il silenzio del vino. La cantina come una chiesa. Non bisognava fare rumore. Rispetto di una presenza. Rispetto per una trasformazione in atto. Rispetto per quello che avveniva nel ventre della botte, come nel ventre di una madre. Prendeva forma lentamente, secondo le leggi eterne della natura, una creatura che la terra aveva fatto nascere e che in fasi successive si stava trasformando. Un silenzio che non era  assenza di vita e di movimento. Un silenzio che decantava impurità in movimenti impercettibili, che favoriva la colorazione e la trasparenza facendo acquistare al vino il suo giovane volto. Il contadino ne controllava la crescita e  lo sviluppo, lo osservava in controluce, lo guardava con trasporto e simpatia, avvertendone tendenze e scrutandone il più piccolo dei difetti; qualche volta ti accorgevi che ci parlava pure dandogli magari qualche suggerimento che la pazienza e l’attesa sapevano diluire di settimana in settimana. Intanto il vino cresceva e maturava in quell’atmosfera di silenzio e di luce soffusa, con le azioni felpate e non violente del contadino che gli faceva quotidiana visita, attento ad ogni più piccola “mossa”. C’era in quel silenzio, quasi come scrigno di vita, il segno di un’intesa tra contadino e natura che nessuna parola avrebbe ben saputo dire, inscritta però in quell’ordine delle cose che da sempre ha governato il mondo. Anche il vino, quello buono, ha bisogno del silenzio. Ieri come oggi.

(2 ottobre 2012)

Riccardo Ceccarelli

Belvedere Ostrense

By museosartarelli on 5 10月 2019 in 歴史

Il Consiglio comunale richiese l’aggiunta di “Ostrense” nel 1862, in quanto si pensava ad una sua origine legata all’Ostra romana. Invece fu un borgo medioevale, alla cui origine c’era un monastero benedettino. I primi documenti risalgono agli inizi del XIII secolo. Fece parte del Contado di Jesi, fino alla sua soppressione nel 1808. I suoi rappresentanti con quelli degli altri castelli, se avevano qualche controversia con la Città di Jesi, si ritrovavano a Moie o ad Osteria di Castelplanio. Incanta oggi per le sue mura rinascimentali, con notevoli architetture del XVIII secolo, quali chiese e palazzi gentilizi. Appena fuori dal suo centro storico, sorge il Santuario della Madonna del Sole, la cui origine risale al 1600 e al cui interno si può ancora ammirare un affresco del 1471 ad opera di Bartolo di Andrea da Jesi. Dal 1989 è operativo il Museo Internazionale dell’Immagine Postale.

Riccardo Ceccarelli

Arcevia, la “Perla dei Monti”

By museosartarelli on 16 9月 2019 in 歴史

“La Perla dei Monti”, proprio così fu chiamata la medievale rocca contrada Arcevia, che poi ottenne il titolo di città nel 1817. Le prime notizie risalgono agli anni attorno al Mille. Il suo territorio è particolarmente ricco di testimonianze archeologiche, dal Paleolitico all’Età del Bronzo e all’Età del Ferro, fino all’epoca romana. In età comunale e ai tempi delle signorie dei Chiavelli, di Braccio da Montone e di Francesco Sforza, Arcevia fu nota come rocca inespugnabile. È una città d’arte, il monumento più importante è la Collegiata di San Medardo, costruita nel XVII secolo su un edificio medievale e che conserva ancora oggi notevoli opere d’arte, come i polittici di Luca Signorelli, ceramiche dei Della Robbia fino alle tele di Ercole Ramazzani. Il Palazzo comunale è del XIII secolo con la torre civica alta 36 metri. La chiesa di San Francesco della seconda metà del 1200 è stata poi ricostruita in stile rococò nel 1750. Il territorio di Arcevia è costellato da 9 castelli-frazioni di origine medioevale e di importanza notevole per storia e valenza architettoniche: Avacelli, Castiglioni, Caudino, Montale, Nidastore, Piticchio, Palazzo e San Pietro in Musio. Pur avendo conosciuto in questi ultimi decenni un forte decremento demografico, Arcevia conserva tutto il fascino, non solo per il suo passato, ma anche per il presente che, consapevole della sua antica nobiltà, intende coniugare con una sempre più avvertita qualità di vita.

Riccardo Ceccarelli

Serra de’ Conti

By museosartarelli on 10 8月 2019 in 歴史

È posizionata sulle alture della valle del Misa. All’origine della sua storia ci sono l’istituzione della Pieve di Santa Lucia (ora distrutta) ad opera dei monaci benedettini provenienti dall’abbazia di Santa Croce di Sassoferrato. La tradizione vuole che proprio il Beato Gherardo (1280-1367), un monaco dell’abbazia di Santa Croce, vi esercitasse il suo ministero diventandone, per santità riconosciuta dal popolo e dalla Chiesa, il protettore. La costruzione di un castello, con le sue possenti mura (poi rimaneggiate) è databile tra il XII e il XIII secolo.

Ai nobili scesi dall’area preappenninica longobarda appartenevano i conti che governarono in nome dell’impero il primitivo castello. Ha mantenuto l’impianto urbanistico medioevale. Importanti sono per architetture e decorazioni le sue chiese ed edifici pubblici.

Per un breve periodo fece parte del Contado di Jesi partecipando al Pallio di San Floriano  fino al 1363. Vi nacque il celebre umanista Baldo Martorello (1420/27-1475), precettore di grammatica dei figli di Francesco Sforza.

Di notevole interesse è il Museo delle Arti Monastiche con oggetti, utensili e arredi del Monastero di Santa Maria Maddalena dalla fine del 1500 fino ai primi decenni del 1900.

Riccardo Ceccarelli

L’antico splendore di Montecarotto

L’antico splendore di Montecarotto

By museosartarelli on 15 7月 2019 in 歴史

Il suo nome Mons arcis ruptae ricorda con tutta probabilità un antico feudatario del luogo o qualche costruzione molto più antica. A cavallo tra le valli dell’Esino e del Misa, attorno ad essa sorse un agglomerato rurale che nel corso dei secoli XI-XII acquistò progressivamente consistenza. Trasformatosi in castello, entrò a far parte del Contado di Jesi nel 1200 divenendo insieme a “Massaccio” (Cupramontana) uno dei due castelli più importanti dell’intero territorio di Jesi.

Proprietà del vescovo di Jesi, egli lo cedette alla città insieme a Poggio San Marcello. Nel 1509 fu completata la ricostruzione della monumentale cinta muraria attribuita a Giacomino di Albertino da Cremona. Nel 1903 fu abbattuta la porta orientale, la porta principale del castello, ottenendo così l’ampia piazza che si apre davanti al teatro comunale del 1877.

La testimonianza del suo splendore antico si ha nella chiesa-collegiata di Santa Maria Annunziata che, secondo gli studiosi, “per le suppellettili d’argento, legni dorati e opere d’arte che vanno dal XVI al XX secolo, ne fanno una delle chiese più ricche e degne della Vallesina”.

Fu famosa per ben tre secoli, dal 1500 al 1800, la Scuola Organaria di Montecarotto, i cui organi sono stati e sono ancora strumenti musicali di gran valore. In questi secoli ha vissuto nella cultura e nell’arte momenti di grande splendore. Negli ultimi decenni, nonostante il forte decremento demografico che ha caratterizzato l’intero comune, ha provato a tenere fede alla sua tradizione.

Riccardo Ceccarelli

Concert and the culture week “Insieme d’arte per Sette giorni” in Poggio San Marcello

Concert and the culture week “Insieme d’arte per Sette giorni” in Poggio San Marcello

By museosartarelli on 27 6月 2019 in ニュース・展示会

Poggio San Marcello gets ready for the culture week “Insieme d’arte per Sette giorni”. International artists, concerts, lectures, from August 3rd to August 10th, 2019 in this enchanted castle.

At the In Verdicchio Veritas Museum a concert of classical music will take place on Thursday, August 8th at 5 p.m. together with the presentation of a book and texts and with the Sartarelli sparkling wine.

www.suedwind-film.de/events/   

For further info please write us at contact@sartarelli.it

We look forward to seeing you soon!

San Paolo di Jesi

San Paolo di Jesi

By museosartarelli on 20 6月 2019 in 歴史

I suoi amministratori vollero che si aggiungesse “di Jesi” nel 1863, sia per distinguere il loro paese da altre località con lo stesso nome, sia per ufficializzare nel nuovo stato unitario quello che per secoli, almeno fino al Millesettecento, nello Stato Pontificio, era stata la dizione consueta. Sorto come agglomerato attorno ad uno ormai scomparso monastero di San Paolo, nelle vicinanze dell’attuale paese, divenne nel corso del XIII secolo un piccolo centro fortificato (castrum) ai confini tra il contado di Jesi e quello di Osimo. Ha fatto sempre parte del contado di Jesi, come comunità autonoma, ma avendo pur sempre stretti rapporti con la città, in particolar modo per le proprietà terriere e per prodotti quali grano e vino. Durante il regime fascista fu incorporato a Staffolo costituendo una sola unità amministrativa. Caratteristica del suo territorio sono alcuni piccoli vulcani di fango, “bagni” o “bollitori”, vale a dire emissioni di fango bollente che acquistano la forma di un piccolo cono. Un piccolissimo paese con una popolazione quasi sempre al di sotto dei mille abitanti e che ha conservato il suo orgoglio e la sua tenacia nel lavoro.

Riccardo Ceccarelli

Staffolo, pieno di molto vino

Staffolo, pieno di molto vino

By museosartarelli on 16 5月 2019 in 歴史

Lo trovarono così nel marzo del 1354 i soldati di Montreal d’Albarno, detto Fra Moriale, durante il saccheggio del castello di Staffolo, “pieno di molto vino”, stando a quanto scrive il cronista fiorentino Matteo Villlani (1295-1362) nelle sue Storie. Alcuni umanisti del Cinquecento lo vollero indebitamente legare alle origini greche, da “staphilé”, grappolo d’uva, creandovi sopra alcune leggende. La storia ci dice invece che Staffolo, fu luogo fortificato in zona di confine al tempo della dominazione longobarda, come lascia intendere l’origine del nome da “staffal”, palo di confine, cippo, indicando il territorio di confine tra il ducato longobardo di Spoleto e la Pentapoli bizantina. La prima citazione di Staffolo si ha nel 1150. Nel corso del XIII secolo fu libero comune, non fu mai a differenza dei castelli dei dintorni, se non sporadicamente, assoggettato a Jesi. Ebbe propri statuti redatti tra il 1544 e il 1546; fu sempre sotto la giurisdizione di Osimo. Di grande interesse sono la cinta muraria con torrione del Quattrocento e il tessuto urbano medioevale, prevalentemente restaurato. La chiesa parrocchiale ha il portale romanico e contiene il Polittico di S. Egidio abate del Maestro di Staffolo, capolavoro del XV secolo. Notevoli sono le architetture civili dei secoli XVI-XVII. La sua economia, prevalentemente agricola, come nei secoli passati, ha nella viticoltura la sua espressione più importante.

Riccardo Ceccarelli

Castelbellino: il primo del Contado

Castelbellino: il primo del Contado

By museosartarelli on 18 4月 2019 in 歴史

Si chiamava Morro Panicale, Castelbellino, quando il conte Trasmondo di Morro nel 1194 fece atto di soggezione alla città di Jesi. Allora il suo territorio comprendeva quello attuale di Castelbellino, di Monte Roberto e di Maiolati. Fu il primo dei sedici castelli che nel corso del 1300 si sottomisero a Jesi o furono da essa conquistati, formando così il contado di Jesi, la quale ne esercitò pieno potere nell’ambito dello Stato Pontificio fino al 1808. Fu chiamato “Castelghibellino” e poi Castelbellino, per aver dato ospitalità nel sedicesimo secolo, diventandone per qualche tempo loro roccaforte, ai ghibellini cacciati da Jesi. Notevolmente importanti alcuni reperti ceramici di origine greca rivenuti in tombe del VI secolo a.C. a Pianello di Castelbellino che testimoniano, già allora, un flusso commerciale lungo il fiume con le regioni centrali della penisola. È il primo castello che si incontra, dopo Jesi, a sinistra dell’Esino; lungo i tornanti per arrivarvi numerosi sono gli olivi secolari, quali sculture viventi, e i vigneti che narrano di un territorio ricco, un tempo come oggi, di olio e vino. Il centro storico ha conosciuto un forte calo demografico, si è invece sviluppata molto la sua frazione di Stazione con provenienze da Ancona e paesi limitrofi, incremento favorito dalle vie di comunicazione (ferrovia e strada statale) per i vicini insediamenti industriali e artigianali.

Riccardo Ceccarelli